E’ un assolato pomeriggio d’autunno, la nostra auto si arrampica sulla strada verso l’altopiano del Cansiglio.
La grande foresta di faggi ci osserva dai lati , mentre la luce solare illumina le sue infinite foglie d’oro.
Arrivati. L’auto è parcheggiata di fronte alla vecchia latteria, su’ gli scarponi, zaino pronto all’uso. La pista forestale si inoltra nella valle, c’e’ un leggero vento pungente, un po’ freddino per la stagione, camminiamo.
Sul pascolo vicino alla fattoria sulla collina, un branco di capre si gode il sole che si riflette sulla loro pelliccia bianca.
Camminando incontriamo due ragazze – “Anche voi qui per il bramito del cervo? “- Chiedo – ” Veramente veniamo spesso quassu’, siamo di Fregona, il villaggio ai bordi della foresta” – La ragazza con i capelli ramati e gli occhi verdi, dice – ” Questo è un luogo magico, al crepuscolo due giorni fa, quando la nebbia saliva lenta dal terreno, i cervi, a decine, sono scesi sul prato; che spettacolo misterioso ed affascinante, la moltitudine di quegli occhi lampeggianti nel buio! “- ” Sono abbastanza sicuro che tu sia un discendente di una bella antenata Cimbra”- Le dico, appena prima di augurare ad entrambe una piacevole serata . -” Lo so”- è la sua risposta.
Nel frattempo, dall’interno della foresta possiamo udire un concerto di bramiti. Intravediamo un giovane maschio, occhieggiare guardingo ai bordi del bosco.
La grande prateria di Cornesega si apre davanti ai nostri occhi. Io dico a Pier Silvio, mio figlio, meglio se andiamo lassu’ in alto, da dove possiamo controllare la prateria. Così entriamo nella foresta di abete rosso ed in capo a quindici minuti salendo a ritmo veloce, raggiungiamo la posizione dominante. Sulla radura alle nostre spalle, come una magia, un cervo madre e suo figlio appaiono; immobili, ci guardiamo gli uni gli altri per un po’. Giusto il tempo di poche istantanee e loro, come uscendo da uno stage fotografico, rapidamente scompaiono.
Il sole lentamente scompare dietro alle cime lontane, la luce si trasforma ad ogni istante, dipingendo in tonalita’ dorate ogni singolo filo d’erba, stendendo colori come marmellata d’arance sui tronchi degli alberi.
Ora il bramito dei cervi risuona tutto attorno, potente, proveniente da vari punti della foresta che ci circonda.
Improvvisamente un suono, come se qualcuno, con rumori secchi stesse battendo pietre che poi rotolano a valle. ”Andiamo a vedere!” -mi dice Pier- “Son sicuro che e’ un combattimento di Cervi!”
Con passo leggero, provando a non fare alcun rumore, penetriamo nel bosco nascosti dagli alberi e si! 100 mt sotto di noi, alla base di una piccola valletta, due grandi maschi incrociano i loro palchi combattendo aspramente, battendosi con suoni secchi e sordi.
Non ci vedono, non ci annusano, noi siamo muti, immobili, appiattiti al terreno sotto i pini, ammirando lo spettacolo.
Il tutto dura istanti, non piu’ di un minuto, credo. Il perdente scappa via con un palco spezzato.
Scendiamo soddisfatti attraverso il bosco; alcune femmine con i piccoli ci mostrano il sentiero e saltando con leggerezza scompaiono nel buio della foresta.
Il grande anfiteatro delle montagne, come un immensa cassa di risonanza, rimbomba dell’impressionante canzone d’amore dei cervi. Mi ricorda il canto dei monaci Tibetani, il potere delle loro vibrazioni sonore.
“ Siete stati fortunati, non capita spesso di assistere ad un combattimento”- Gente giu’ nel campo, ci dice-.
Ho fatto la scelta giusta a salire su in alto, il sesto senso di mio figlio ha fatto il resto eh.. si abbiamo cercato la fortuna..ma non replichiamo, nessun posto segreto da rivelare, giusto un saluto nel buio.
E’ tempo di tornare ora. Guidando piano attraverso la grande radura, un enorme maschio ci attraversa la via e saltando la recinzione lungo la strada, scompare nella notte.