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Il rituale del Gallo Cedrone all’alba

Sono le 2.30 del mattino, ancora buio, mio fratello ed io ci prepariamo a raggiungere il Monte Rest, sperando di assistere al rituale di corteggiamento del gallo cedrone.

Ci lasciamo alle spalle Treviso e puntiamo a NE, Friuli. Dopo aver passato Sequals e Meduno, entriamo profondamente nella valle, passando a fianco ad una grande ombra nera a forma di mantello. E’ il lago di Chievolis, il quale ora sommerge completamente il pittoresco villaggio di Redona, di cui si intravedono le rovine, quando il livello dell’acqua si abbassa..

Ancora piu’ avanti, attraversiamo le vie silenziose di Tramonti, il paese nativo dei nostri antenati materni. Le ruote dell’auto lentamente risalgono i tornanti del Monte Rest.

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Finalmente raggiungiamo la forcella alle 4 del mattino; si sente ancora il freddo dell’inverno in questa prima mattina di maggio.

In 10 min siamo pronti a partire.  Il nostro percorso ci porta attraverso enormi massi rotolati giu’ dal monte, che invadono la mulattiera. In molti punti questa  e’ rotta, piegata, come se la montagna stessa, con uno scatto d’orgoglio stesse provando a scrollarsi di dosso quella vecchia ferita attorcigliata.

Attentamente,  passiamo attraverso una larga striscia di neve che ancora e’ la’ e punta giu’ verso le rocce a strapiombo sottostanti .

La luce del giorno sta salendo mostrandoci le nostre orme in azzurro, pressate con forza, passo dopo passo.

Il buio della notte sta perdendo il suo potere, dissolvendosi lentamente in un blu cobalto.

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Alle 5.20 raggiungiamo la base del grande piano inclinato che prelude alla cima del Rest. Oltrepassiamo la vecchia stalla, abbandonata  diverso tempo fa, come sembra; solo un piccolo edificio rimane in piedi per essere usato come riparo notturno.

Continuiamo ad arrampicarci in alto, sulla ripida spalla erbosa che ci portera’ in cima, da dove potremo assistere alla danza rituale dal vivo. Dal punto dove siamo, osserviamo intanto un branco di camosci che annusando a distanza la nostra presenza ,scompare veloce nel bosco.

Saliamo sulla cresta il piu’ velocemente possibile, rimanendo senza fiato una volta raggiunta la base della cima. Questa e’ la posizione migliore per osservare i Galli Cedroni. Sembra siamo arrivati tardi, solo alcuni uccelli goffi e dall’incredibile piumaggio, appaiono per lo show.

Distesi sull’erba, osserviamo il corteggiamento: una vera ruota eseguita con testa alta e petto in fuori emettendo suoni gutturali piuttosto bassi.

Piu’ in la’, in distanza verso l’Austria, dietro le Alpi Carniche, il cielo cambia in rosso e arancio, come se un immenso incendio  iniziasse a bruciare sopra le nostre teste, mentre la sfera solare potentemente appare per illuminare ogni forma di vita.

Silenziosamente, riverenti come antichi adoratori, assistiamo all’ascesa dell’astro.

Alla fine raggiungiamo la cima, guardandoci  attorno, per assorbire questo fantastico scenario montano. Estraggo dallo zaino la mia piccola campana Tibetana e tenendola sul palmo di una mano, la percuoto con delicatezza. Il suo suono misterioso  espande le vibrazioni su’ nell’aria. E’ il mio modo di salutare questo mattino splendente.

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Il Bramito del Cervo

E’ un assolato pomeriggio d’autunno, la nostra auto si arrampica sulla strada verso l’altopiano del  Cansiglio.

La grande foresta di faggi ci osserva dai lati , mentre la luce solare illumina le sue infinite foglie d’oro.

Arrivati. L’auto è parcheggiata di fronte alla vecchia latteria, su’ gli scarponi, zaino pronto all’uso. La pista forestale si inoltra nella valle, c’e’ un leggero vento pungente, un po’ freddino per la stagione, camminiamo.

Sul pascolo vicino alla fattoria sulla collina, un branco di capre si gode il sole che si  riflette sulla loro pelliccia bianca.

Camminando incontriamo due ragazze – “Anche voi qui per il bramito del cervo? “- Chiedo – ” Veramente veniamo spesso quassu’, siamo di Fregona, il villaggio ai bordi della foresta” – La ragazza con i capelli ramati e gli occhi verdi, dice – ” Questo è un luogo magico, al crepuscolo due giorni fa, quando la nebbia saliva lenta dal terreno, i cervi, a decine, sono scesi sul prato; che spettacolo misterioso ed affascinante, la moltitudine di quegli occhi lampeggianti nel buio! “- ” Sono abbastanza sicuro che tu sia un discendente di una bella antenata Cimbra”- Le dico, appena prima di augurare ad entrambe una piacevole serata . -” Lo so”- è la sua risposta.

Nel frattempo, dall’interno della foresta possiamo udire un concerto di bramiti. Intravediamo un giovane maschio, occhieggiare guardingo ai bordi del bosco.

La grande prateria di Cornesega si apre davanti ai nostri occhi. Io dico a Pier Silvio, mio figlio, meglio se andiamo lassu’ in alto, da dove possiamo controllare la prateria. Così entriamo nella foresta di abete rosso ed in capo a quindici minuti salendo a ritmo veloce, raggiungiamo la posizione dominante. Sulla radura alle nostre spalle, come una magia, un cervo madre e suo figlio appaiono; immobili, ci guardiamo gli uni gli altri per un po’. Giusto il tempo di poche istantanee e loro, come uscendo da uno stage fotografico, rapidamente scompaiono.

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Il sole lentamente scompare dietro alle cime lontane, la luce si trasforma ad ogni istante, dipingendo in tonalita’ dorate ogni singolo filo d’erba, stendendo colori come marmellata d’arance sui tronchi degli alberi.

Ora il bramito dei cervi risuona tutto attorno, potente, proveniente da vari punti della foresta che ci circonda.

Improvvisamente un suono, come se qualcuno, con rumori secchi stesse battendo pietre che poi rotolano a valle. ”Andiamo  a vedere!” -mi dice Pier- “Son sicuro che e’ un combattimento di Cervi!”

Con passo leggero, provando a non fare alcun rumore, penetriamo nel bosco nascosti dagli alberi e si! 100 mt sotto di noi, alla base di una piccola valletta, due grandi maschi incrociano i loro palchi combattendo aspramente, battendosi con suoni secchi e sordi.

Non ci vedono, non ci annusano, noi siamo muti, immobili, appiattiti al terreno sotto i pini, ammirando lo spettacolo.

Il tutto dura istanti, non piu’ di un minuto, credo. Il perdente scappa via con un palco spezzato.

Scendiamo soddisfatti attraverso il bosco; alcune femmine con i piccoli  ci mostrano il sentiero e saltando con leggerezza scompaiono nel buio della foresta.

Il grande anfiteatro delle montagne, come un immensa cassa di risonanza, rimbomba dell’impressionante canzone d’amore dei cervi. Mi ricorda il canto dei  monaci Tibetani, il potere delle loro vibrazioni sonore.

“ Siete stati fortunati, non capita spesso di assistere ad un combattimento”- Gente giu’ nel campo, ci dice-.

Ho fatto la scelta giusta a salire su in alto, il sesto senso di mio figlio ha fatto il resto eh.. si abbiamo cercato la fortuna..ma non replichiamo, nessun posto segreto da rivelare, giusto un saluto nel buio.

E’ tempo di tornare ora. Guidando piano attraverso la grande radura, un enorme maschio ci attraversa la via e saltando la recinzione lungo la strada, scompare nella notte.

 

Cosa indossare durante un’escursione in montagna ?

Pronti per un’ escursione?

Per assicurarsi che sarà un esperienza indimenticabile, è meglio indossare gli indumenti adatti. Questo significa conoscere il tipo di percorso, quali saranno temperatura e clima e per quanto tempo potrai essere all’esterno. E quindi necessario prendere in considerazione questi fattori per scegliere l’ abbigliamento adeguato, prendendo la decisione corretta .

COSA INDOSSARE

  1. Materiali:
    il corpo umano è una sorgente di calore e di umidità, quindi il modo più efficace di vestirsi è volgarmente chiamato sistema a cipolla. Questo significa indossare indumenti caratterizzati essenzialmente da un sistema a piu’ strati.

    I migliori indumenti da escursionismo sono realizzati in materiali sintetici che mantengono il corpo e la traspirazione costante anche quando si inizia a  “lavorare duro” e sudare di piu’.

    Le T-shirt in morbido cotone devono essere evitate. Poiché il sudore e umidità rimangono  intrappolati al loro interno, il cotone rimane bagnato e freddo e  e rapidamente il corpo cede calore raffreddandosi drasticamente. Salendo la montagna,  la temperatura tende ad abbassarsi, quindi sopraggiungeranno brividi di freddo e con la TShirt e’ come se stessi indossando un mantello ghiacciato L’utilizzo di materiali sintetici, il vostro corpo ottiene la giusta traspirazione, rilasciando all’esterno umidita’ e calore, mantenendoci  asciutti e con il giusto comfort. I migliori materiali sono morbidi e leggeri, e con ottima capacita’ di traspirare l’umidità all’esterno.

  2. Pantaloni e Pantaloncini:
    I pantaloni da trekking, devono essere realizzati in tessuto resistente ad asciugatura rapida, dovrebbero essere indossati , a nostro parere, nella maggior parte dei casi, anche se non si prevede alcun calo di temperatura o di incontrare  vegetazione intricata lungo il sentiero. Perché? Perché indossare pantaloni lunghi  mantiene le vostre gambe protette dai rischi di punture d’insetto o  di altre piante allergeniche, e mantiene la temperatura del corpo costante  quando la temperatura scende a mano a mano che si guadagna quota.Chiaramente durante la stagione estiva,a basse quote, i pantaloni da  escursionismo staccabili con cerniere possono facilmente trasformarsi  in pantaloncini corti quando necessario, e sono un buon compromesso per mantenersi freschi.
  3. Le Calzature  e le Calze:
    Sul mercato si possono trovare molti modelli diversi di scarponi. Naturalmente, quando si tratta di scarpe da montagna la calzata e’ tutto. Uno scarpone sbagliato provocando dolore ai piedi, non ti permette di godere appieno l’escursione e normalmente crea il peggior incubo del camminatore, le vesciche.Il nostro consiglio è quello di acquistarli in un negozio specializzato, dove si puo’ chiedere consiglio al personale esperto, provandoli  per  ottenere quelli  giusti  per i vostri piedi, accertandosi della loro qualità, che siano resistenti e confortevoli ed adeguati  al terreno. Vi consigliamo in ogni caso di scegliere scarpe con suole Vibram che assicurano una perfetta aderenza a qualsiasi tipo di terreno.Questi devono essere completati dalle giuste calze. I migliori calzini, come gli altri indumenti sono fatti di fibre (naturali o sintetiche ) che asciugano velocemente lasciando che i piedi e le dita possano respirare.
  4. Racchette da trekking :
    Tali strumenti possono essere molto utili quando si affronta una ripida salita e una discesa altrettanto ripida. Infatti in questo modo è possibile bilanciare il carico sul corpo utilizzando 4 arti invece di due. Così facendo le ginocchia subiscono una minore sollecitazione, sopportando un carico minore, riducendo drasticamente la possibilità di lesioni.Pertanto si consiglia di portarne sempre con voi sempre una coppia, non è mai possibile conoscere con precisione,  quale tipo di terreno si va ad affrontare.
  5. Copricapo:
    Un cappello di cotone con una larga tesa si rende  necessario per riparare il viso dal sole e proteggere la testa dai raggi diretti, soprattutto facendo trekking durante il periodo estivo. Un utile cappello da escursionismo e’ idrorepellente e con visiera larga, così la testa  rimarra’ protetta con qualsiasi tempo. In montagna il tempo può cambiare improvvisamente, diventare fresco o addirittura freddo; un copricapo di pile o altro materiale che mantiene il calore, potrebbe essere utile.
  6. Indumenti da  pioggia:
    A volte il meteo non prevede pioggia, ma voi ricordate sempre di portare appresso un buon indumento per ripararvi da essa. Le condizioni meteorologiche possono cambiare rapidamente, meglio essere pronti infilando una giacca impermeabile,  traspirante ma antipioggia dentro il vostro zaino. Vi consigliamo di sceglierne una di  buona qualita’ , realizzata con in materiale tecnico traspirante ma idrorepellente.Durante un inatteso temporale,  un poncho funziona molto bene, e’ da tenere sempre a portata di mano dentro allo zaino, in quanto puo’ essere indossato in aggiunta alla giacca in caso di forti piogge.

La parola e’ stratificare

Ricordati, quando sali in alto in montagna, la temperatura puo’ rapidamente scendere. Dal nostro punto di vista la parola d’ordine e’ stratificare!

L’utilizzo di abbigliamento a tre strati e’ a nostro parere, il miglior modo per rimanere protetti da eventuali cambiamenti del clima.

Basilarmente  indossa  un indumento leggero, resistente all’umidità . Quando diventa freddo, vesti  una maglia tecnica di peso medio o leggero, a seconda delle condizioni. Infine un guscio esterno anti pioggia ti riparera’ da qualsiasi pioggia o vento.

Indossare il corretto abbigliamento da escursionismo, fa la differenza tra  sentirsi  a proprio agio,  godendoci  il nostro percorso, oppure ritrovarsi bagnati, sudati, bruciati dal sole, doloranti e coperti di graffi.

Così se vorrete godervi  il vostro tempo all’aperto, assicuratevi di seguire le condizioni suggerite sopra  e prima di ogni escursione, pianificate di conseguenza  il vostro abbigliamento e la vostra attrezzatura.

 

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The Red Deer’s Belling

THE RED DEER’S BELLING

It’s a sunny Autumn afternoon, our car climbs up on the road towards the Cansiglio
Plateau. The great beech trees forest is observing us at the roadsides, while the sun lights its million golden leaves.

Arrived. Car is parked in front of the old dairy center, boots on, backpack, ready to go. The forestal track goes forward into the valley, chilly little wind, bit cold for the season, we walk.

On the pastureland near the farm on the hill, a herd of goats enjoy the sun reflecting on their white furs.

Walking on, we catch up two girls – “Are you also here to listen the deer belling ? ”- I ask – “ Really we often come here, we’re from Fregona, the village at the edge of the wood” – The girl with auburn hair and greenish eyes says – “ This is a magical place, at twilight two days ago, when the mist was rising up from the ground, the deer came down on the meadow; what an awesome show, the multitude of these eyes blinking in the dark! “- “ I’m pretty sure you’re a descendant from a beautiful Cimbrian ancestor”- I tell her, just before wishing a pleasant evening both of the girls. -“ I know”- is the answer.

Meanwhile, inside the wood plenty of belling can be heard. We can glimpse young deer peeping out from the edge of the forest.

The huge grassland of Menera Valley opens in front our eyes. I tell Pier Silvio, my son, better if we go over there, up to the high ground on the left, where we could overlook the field. So, we get inside the spruce pine wood and from there after fifteen mins of fast pace, we reach the dominant position. On the clearing at our back, as a magic, a deer mother and her son appear; motionless, we watch each other for a while. I took some pictures and they as leaving from a photo shoot,
quickly disappear.

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The sun slowly shines far away behind the peaks; the light transforms itself every little while, painting gold tones any single blade of grass, spreading colors as orange marmalade on the trees trunks.

Now the belling of the stags resounds all around, powerful, from various points of the surrounding woods.

Suddenly a sound as someone was beating and rolling stones. -“We must go and see”- says me Pier- “ I’m sure it’s a stags fight!”-.

With a light pace, trying not to make noise as all, we get through the wood behind the trees and yes! 90 feet below us, at the bottom of a small valley, two big stags are crossing their horns, bitterly fighting each other, beating with a dull dry sound.

They do not see us, do not smell us, we are mute, still, flattered to the ground under the pines, enjoying the show.

It lasts for a short while, not more than a minute, I guess. The loser runs away with broken antlers.

We get down satisfied through the wood; some female deer with kids show us the path, jumping with lightness they fade away in the dark of the forest.

The great amphitheater of the mountains, like an immense sounding board, rings out of this rough, strong, stag’s song of love. It reminds me a sort of Tibetan monk’s chant, the power of its sounding vibrations.

-“ You were so lucky, it doesn’t happen very often to see a fight ”- People just down in the field, say us.

I made the right choice to go on the top and my son’s knack made the rest and yes we sought for luck…but no reply from us, not secret places to reveal, just hello in the dark.

Time to come back home now. Driving slowly through the main Cansiglio Plateau, a very big stag crosses our way and jumping the fence alongside the road, disappears in the night.

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Wild Grouse Courtship Ritual at Dawn

WILD GROUSE COURTSHIP RITUAL AT THE BRINK OF DAWN

It’s 2.30am, still dark, my brother and I are getting ready to reach the Mount Rest hoping to catch Wild Grouse courtship.

We leave Treviso behind and head towards NE, Friuli Region. After passing Sequals and Meduno, we head deep into the valley, passing a black shadow in the shape of cape. It’s Chievolis Lake, which now is completely covering once picturesque mountain village of Redona, with its ruins occasionally visible at the low tide. Further ahead, we pass through silent streets of Tramonti, our maternal ancestor’s native village. The car’s wheels are slowly passing through the hairpin turns of Mount Rest.

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We finally reach the col at 4am, still feeling winter cold in the early May’s morning. In 10min and we are on our feet. Our trail takes us through enormous boulders, rolled down from the mountains, which are invading the path. In many parts the mule track is broken, bended, as if the mountain itself, with a thrill of pride was trying to shake off that old, twisted wound.

Carefully, we walk through a wide strip of snow, that is still there heading straight down to the underlying overhanging rock.

The morning light is coming up, showing our footsteps in azure, firmly pressed, step by step. The black of the night is losing its power, slowly being dissolved into a cobalt blue.

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At 5.20am we reach the bottom of the wide sloping plan, which preludes the Mount Rest peak. We pass by the old cattleshed, abandoned ages ago by the looks of it. Only a tiny shelter remains ready to be used as a night refuge.

We continue to climb higher, over the steep grassy shoulder that will take us to the top, from where we would be able to watch the grouses mating ritual live. From there we observe a herd of chamois, that smelling us from the distance, quickly fades into the woods.

We go up the ridge as fast as possible, staying out of breath once we reached the peak’s bottom. This is the best position to observe the Capercaillies. It seems that we might have arrived late, as only a few of those incredibly looking, clumsy birds appears for a show. Stretched out on the grass we observe their courtship ritual: a real gear done with high head and chest out, emitting guttural sounds rather low. Still considering ourselves very lucky.

Far away, in the distance towards Austria, behind the Carnia’s Alps, the sky turns into red and orange, and as a huge fire begins to burn above our heads, as the Sun’s sphere powerfully appears to give light to all forms of life. Silently, in reverence like ancient worshipers, we witness the rising of the star. At last we reach the peak, and look around us to absorb in this fantastic mountain scenery. Out of my rucksack I pull the Tibetan bell and hit it! Its mysterious sound expands its vibrations up in the air. My way of greeting this bright morning.

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